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sabato 27 giugno 2009

http://www.floornature.it/articoli/articolo.php?id=226&sez=3&tit=Jean-Nouvel,Centro-Congressi,%3Cbr%3E-Lucerna,-Svizzera

lunedì 15 giugno 2009

Nuovo Inizio.

e-tube









mercoledì 27 maggio 2009

In between: tra i sogni e la vita reale.

In between: tra i sogni e la vita reale.

Trascendere la realta’ e proiettarsi nel sogno.

Inizierei citando un film, La rosa Purpurea del Cairo, Woody Allen 1985. Il film pone una domanda fondamentale è possibile trascendere lo schermo? Abbandonare la propria natura di esseri ordinari e trasformarsi senza nessun tipo di gavetta artistica in esseri catodici. Negli anni ’90 i transiti tra realtà e sogno televisivo diventano sempre più frequenti. Passata l’epoca in cui talenti straordinari riuscivano a compiere momentaneamente questo salto, grazie a doti innate (sia in positivo che in negativo, perfino nella deriva del ridicolo) in televisione si moltiplicano i programmi che hanno come protagonisti persone comuni, che narrano la propria storia, i fatti straordinari di vite ordinarie. Gli italiani all’improvviso si scoprono essere un popolo di storytellers. Le storie migrano dalla realtà e vengono accolte e rispedite nell’iperspazio catodico. Spesso scopriamo che le storie sono in effetti non reali e recitate da bravi attori, ma ciò non turba la fruizione dello spaccato di vita altrui; ma il marchio d’infamia dell’artificio rimane, rendendo meno cedibili molte operazioni, che se pur di successo, infine esauriscono il loro portato innovativo. Nel 1998 un film importante segna un nuovo punto di svolta tra la vita reale e la proiezione di essa sullo schermo, the Truman show (Peter Weir), l’intera vita di un uomo, inconsapevole, diventa uno spettacolo di successo planetario. La vita ripresa minuto per minuto diviene il palinsesto, avvincente di un mondo che si avvia verso la globalità. Truman diviene un eroe planetario che dispiega il suo potenziale di vita in tempo reale in tutto il globo dalla tv di casa alle proiezioni sugli edifici asiatici. Ma il film svela il limite di questa operazione, non si può trascendere lo schermo senza esserne consapevoli. Nel 1999 il film ED TV (Ron Howard) è un punto di svolta, una persona consapevole, diventa protagonista di uno show, di cui è star indiscussa la sua vita privata. Ma esiste un privato quando si trascende lo schermo? Il suo mondo repentinamente si trasforma, tutti coloro che interagiscono con ED vogliono compiere lo stesso salto, diventare coprotagonisti della vita di ED. Questi due film sono importanti dal momento che spesso i film fissano i capisaldi di acquisizioni sociali, di sdoganamento di alcuni modi di vivere e di idee di nicchia che improvvisamente diventano indispensabili per tutti. Il duemila compie una svolta nel rapporto tra spettatore e protagonista del mondo televisivo, Il Grande Fratello promuove una serie di spettatori a protagonisti, dieci ED chiusi in una casa, scrivono giorno per giorno il loro palinsesto, le loro vite diventano oggetto di culto da parte di spettatori/voyer. Il privato si frantuma, la vita stessa ora si dispiega sotto gli occhi di tutti seppur nella casa/laboratorio. Il confine tra lo schermo è la realtà è ancora segnato da una dogana, il provino è il balzello da pagare per compiere il salto. Il moltiplicarsi di reality show ci permette sempre più di sperimentare la vita altrui posta sotto la lente d’ingrandimento del mezzo televisivo. La voglia di diventare protagonisti dilaga in maniera esponenziale. La presenza del web sempre più capillare, accanto alla tv, ci rende sempre più esseri “leggeri” capaci ora di fluttuare nel cyber spazio, di tessererelazioni sempre più ampie, il nostro continuum di relazioni si stratifica. I piani relazionali si moltiplicano infiniti. Siamo liberi dal balzello, YouTube e i social network ci permettono di mettere in scena noi stessi, dandoci la possibilità di essere se stessi sempre, o di moltiplicare il nostro io all’infinito. Emerge il nostro io interiore, che si reifica dapprima nei blog, in cui l’introspezione è più forte per poi aprire il campo a blog più strutturati ed interattivi, quali facebook in cui l’iterazione diviene forte ma allo stesso tempo ricca di contenuti emotivi che caratterizzano sempre le persone che ne fanno parte. Il privato attraverso le foto, i pensieri, i video, i propri interessi rivelati attraverso l’iscrizione a gruppi specifici ci connota come consumatori possibili, rivelandoci al mondo sempre di più.
Se è vero che la TV invade i nostri spazi in maniera costante è pur vero che spesso noi stessi non siamo mai stati in spazi televisivi e non ne conosciamo le dinamiche, le geometrie e gli artifici. La de Paolis un centro di produzione televisivo posto sulla via Tiburtina potrebbe essere il banco di prova, di questa interazione quotidiana, spiare la televisione nel suo farsi, ribaltare i ruoli; rendere fruibile ciò che è nascosto interfacciandolo con il prodotto finito. L’EMERSIONE diviene la parola chiave di questo modo di guardare alla realtà. Liberare il campo da ostacoli e barriere, sia architettoniche che mentali. I social networks pur aprendoci al mondo ci lasciano confinati in uno spazio chiuso: la nostra camera, ufficio, salotto. A questo punto l’istituto De Paolis potrebbe essere il luogo di ibridazione della realtà e del sogno, il luogo di confluenza.

 EMERSIONE DEL CONTENUTO DEI PASSANTI: THE EMOTIONAL TUBE.

Una struttura tubolare, ispirata ad HEAVEN by Capella Garcia Arquitectura, diviene metafora del percorso che ognuno di noi può esperire nel tubo catodico che diventa in questo caso un luogo fisico percorribile ed aggettivabile. Ognuno potrà riversare nel tubo le immagini, le foto, i diari, pensieri. Il tubo in maniera random proietterà il contenuto sulle proprie pareti interne ed in parte sugli schermi posti sulla strada o lungo la facciata. I passanti potranno interagire con il tubo o semplicemente leggerne il contenuto. Potrebbe il tubo stesso diventare altro un caffè un luogo di incontro, un museo dove il contenuto filmico degli studios possa essere fruibile a tutti, le memorie del luogo potrebbero rivivere lungo le pareti del tubo ed in facciata.

 EMERSIONE DEL CONTENUTO DEGLI STUDIOS:

Il making dei programmi televisivi, in una sorta di presa diretta continua potrebbero emergere insieme al prodotto finito sulla facciata. Tre schermi enormi posti davanti all’ingresso del tubo potrebbero rappresentare una sorta di Landmark, di faro, che proietti il contenuto sia del tubo, che delle televisione, interfacciandoli in diverse modalità. Il passo successivo potrebbe essere quello di entrare fattivamente nel palinsesto proponendo dei contenuti, in locale, che nascano direttamente dagli utenti della tv.

domenica 3 maggio 2009

Appunti leggendo i blog caad


La vita è incontro, i processi più interessanti maturano negli incontri voluti o casuali, con persone o con fatti che mettono in crisi le nostre certezze, che arricchiscono i nostri percorsi di nuove svolte, innescate da un diverso modo di guardare alla stessa realtà. Questa “crisi” ormai quasi un logo/prodotto, quindi meno efficace, perché ormai etichettato, fa scaturire quanto di più originale c’è in ognuno di noi, ci porta a patteggiare il nostro essere giorno per giorno, a non essere mai fermi, mai arrivati perché gli incontri, le possibilità di scambio e crescita, saranno sempre dietro l’angolo per chi saprà coglierle e non si spaventerà nel dover smuovere qualche tassello di un puzzle, da migliaia di tessere che, talvolta, è la propria vita. Se Leonardo oggi fosse tra noi, forse sarebbe un regista, una stella di Hollywood oppure un ricercatore emigrato che lavora felice alla Sorbona, oppure sarebbe passato inosservato, ed infine lo avremmo sicuramente visto all’Isola dei Famosi, dal momento che nel Rinascimento era una celebrità. Dimentichiamo spesso che pur nella genialità, questi uomini si muovevano in un mondo ricco di incontri, di scambi, di personalità eminenti. Erano vette altissime di un mondo che selezionava in maniera fortissima, dal censo all’accesso stesso all’istruzione. Basterebbe leggere un libro sulle corti rinascimentali o barocche per capire quante idee e personalità si muovessero nelle corti italiane ed europee, di come la cultura, in quel tempo, fosse in continuo fermento e subisse delle accelerazioni per quel tempo epocali, seppur minime, rispetto alla velocità di quelle attuali. Pensiamo che rivoluzione fu la riscoperta dei classici, rileggere con un taglio inedito, in una società completamente mutata, gli approdi di una società matura, che affidandosi agli schiavi non portava per esempio fino alle estreme conseguenze le proprie intuizioni scientifiche. Pensate all’invenzione della stampa che svolta nella trasmissione delle idee. Ma in questo magma fluido di informazioni, la posizione dell’artista, dell’intellettuale, dello scienziato erano costantemente in bilico, non legiferate, sull’orlo periodico del precipizio, legate alla variabile volubile del “favore”, sottoposte al veto della censura. Pensate al caso Tasso per non citare i casi ben noti. Il grande apporto del Nuovo Millennio è la pluralità di voci in campo, la soggettività, l’iperIO. La libertà di pensiero e di opinione è alla base delle nostre conquiste. La pluralità è l'orizzonte della nostra azione. Ma nella vastità dell’orizzonte dell’agire, la visione contemporanea del mondo, che si svolge tutto nello stesso istante, mette in crisi l’idea di stessa di scoperta. Nulla è più scoperto, tutto nasce svelato. Inarritu nel film "Babel" da corpo a questa contemporaneità, strutturando il suo film come fosse un lettore di google news che correla regioni e notizie contemporaneamente, creando un legame emotivo tra luoghi un attimo prima insignificanti e sconosciuti ai più. Batterfly effect. La stessa immagine della giapponese sordomuta immersa in un mondo altamente mediatico diviene metafora del nostro essere contemporanei. Ironia della sorte in un mondo che parla e scrive tanto ci sono pochi veri ascoltatori. La velocità delle emissioni è troppo alta. Oggi mi trovavo ad un banco di libri, e guardavo le date di pubblicazione di titoli che sembravano essere interessanti, per poi dirmi: questo saggio del 1976 sarà attuale? Lungimirante? Oggi ci sono pochi rabdomanti che riescono, aldilà del captare la moda del momento, a darci effettive dritte sul futuro. La stessa politica, abusata, si serve di forme arcaiche e parla ad un mondo e a categorie ormai stantie, una a caso l’operaio. Il meccanismo politico stesso non è incrinato dai processi che dovrebbe mettere in moto, e che potrebbero nuocere se messi in atto senza cognizione di causa, ma dai tabu sui quali si regge una società arcaica, che usa l’informazione spesso come orpello decorativo. Ciò che manca oggi nel panorama attuale è l’incontro, lo scambio reale e necessario, non finalizzato ad una fatturazione immediata. La dimensione della scoperta come punto di arrivo di un gioco delle parti che guarda verso un futuro solidale e di benessere generalizzato; proprio di un mondo culturalmente alto che non vede nell’emarginazione un atto da perpetrare per sopravvivere. L’immagine dello schizofrenico che sente le voci, ben rappresenta la degenerazione che potrebbe connotare un mondo che si basa sulla velocità dell’informazione, in questa Babele talvolta sembra difficile prendere posizione. Tutto ciò per dire che mi piace la tua ultima riflessione Andrea, perché ben condensa una visione della nostra realtà attuale.

martedì 28 aprile 2009

Spigolature:Dalì e Hitchcock: un incontro mancato

http://blog.cinema.it/post/167/dali-e-hitchcock-un-incontro-mancato-per-le-scenografie-oniriche-di-io-ti-salvero-1945

Strati mobili. Video contestuale nell’arte e nell’architettura.


Strati mobili.


Strati Mobili, scritto dai fondatori di Elastic, gruppo che si occupa di video arte contestuale, è un libro, che affronta, svelandole, le dinamiche sia procedurali sia estetiche, connesse alla realizzazione di istallazioni video. In un percorso denso di riferimenti storici, di postulati teoretici , di personaggi illustri ed eventi performativi , scopriamo come la video arte sia uscita dalla white box dei musei, per conquistare i campi sterminati della città ed il territorio contestualmente globale. Il libro, diviso in capitoli diacronici, affronta il tema da più direzioni, convogliando il lettore infine in un volo panoramico esauriente su tutto che attualmente ha fatto e continua a fare video arte/architettura. Nella prima parte del libro si pongono le basi teoretiche dell’operare. Gli autori, nel ripercorrere le conquiste della video arte, individuano nei futuristi i precursori delle arti visive. I futuristi, visionari in un’epoca che non offriva ancora la possibilità di esperire e di manipolare l’immagine video, auspicavano l’interazione con l’opera d’arte, desiderando di entrare in essa come protagonisti. Il richiamo alla Bigness, enunciata da Rem Koolas, svela la matrice dell’operare in contesti di grandi dimensioni, coinvolgendo un numero elevato di persone, spettatori/protagonisti dell’evento. La problematica dello schermo e della profondità dello stesso, resa attraverso l’inserimento di layer e piani che dilatano lo spazio all’infinito, individua il modo che la video arte percorre per liberarsi della bidimensionalità dell’immagine, acquisire nuove profondità, inedite capacità di emozionare e spiazzare il fruitore dell’opera. Il campo visivo dei video si allarga e si stratifica, i piani narrativi si moltiplicano integrandosi. I campi della progettazione abbracciano le problematiche della città in maniera trasversale, interpretate da sociologi, architetti, urbanisti ed artisti, fotografi etc. I punti di vista possono a questo punto diventare multipli, teoricamente la macchina stessa può esprimerne uno proprio, discostandosi dal fatto narrativo proprio della coscienza umana. Il libro svela le direzioni che in futuro prenderà la video arte, non si può sicuramente prescindere dalla lettura di questo testo per cogliere le novità che ci aspettano nella descrizione e realizzazione della città. I fatti narrativi, integrati alle facciate, arricchiranno l’architettura stessa di nuove spazialità; potranno restituire identità a parti dismesse della città, nuove suggestioni ad edifici storici. L’integrazioni tra immagini e architettura costruita hanno rivelato nelle sperimentazioni, la capacita di dilatare e metaforizzare lo spazio. Le musica e le immagini non si limiteranno ad essere degli orpelli audiovisivi, entreranno in comunicazione reale con i fruitori, spettatori consapevoli a cui richiederanno sempre più, una interazione reale, un parere. Secondo questa ipotesi l’archeologia del futuro leggerà la città come palinsesto informativo, gratterà le facciate dei palazzi per ricostruirne la storia dispiegatasi nella infosfera.