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giovedì 8 maggio 2008

Da studente a parruccone....

Oggi voglio partire da lontano... da molto lontano; da quel giorno in cui una notissima giornalista dovette scusarsi con tutte le portinaie italiane per averle “profondamente” offese. Mi chiederete come mai questo vago ricordo sia riaffiorato oggi nella mia mente... semplice, leggo su D-news che un portinaio si lamenta nuovamente perché nel gergo comune il mestiere sia ancora associato a quello del pettegolo e del ficcanaso. Ma snocciolando la questione fino in fondo il portinaio non è altro che il primo livello visibile di quella che è la scala gerarchica di uno stabile. Quello che in realtà sa di tutti un po’ ma di nessuno poi veramente nulla di comprovato. Colui il quale parla di cose da lui percepite e concepite come se queste fossero reali. Da qui volo… mi risollevo e penso alla famigerata Ara di Augusto, involucrata da Meir e odiata da tutti coloro i quali abbiamo la possibilità di dire il proprio parere su un qualsivoglia giornale. Ora si può certo apprezzare o meno l’opera ma sicuramente stanca sentire il parere di chiunque sia dotato di parola.
Ormai perfino i comici fanno spettacoli in cui criticano le ricerche architettoniche più audaci e tutti applaudono. Ma fino a qui nulla da dire, ognuno può avere delle opinioni. Certo è che sentire alcune opinioni spicciole rispetto a grandi dell’architettura contemporanea che hanno stravolto il modo di vedere e concepire la realtà cambiando radicalmente l’approccio all’architettura e che hanno fatto si che il mondo si riconoscesse in quelle proposte, questo in un contesto accademico, disgusta. E disgusta ancor più se a farlo sono dei giovani architetti che si muovono nell’ambito lavorativo. I giovani debbono contestare ma più che altro proporre visioni nuove, concept incredibili, leggere e tradurre la realtà in maniera innovativa. Devono saper parlare entusiasmare e accendere.. Sentir dire che Rem Koolhaas ormai è stantio e che dovrebbe andare a rinfrescarsi le idee da Miuccia Prada… francamente ha fatto rizzare i peli delle mie braccia a me... che sono contro per natura. Non tollero la spocchia. Quindi sono uscito dall’aula e ho ringraziato la buonanima di Enric Miralles per aver liberato la mia mente e la mia mano. Non saprò mai cosa hanno realizzato questi giovani architetti ma di sicuro saprò quale atteggiamento non vorrei mai avere presentando i miei lavori. A Venezia al Guggenheim una frase recita: Se la pianta muore rimane la radice… io conosco le mie radici e voglio che si ramifichino che vadano in profondità e crescano fino a colmare il vaso.
Oggi mi sento un parruccone!!!!
I WANT CANDYYYYYYYYYYYYYY!!! ;)

1 commenti:

Lorena ha detto...

Vero.Vero il giudizio facile come merce buttata in mercato.E' tanto facile parlare per contrasto.Ma qst è il lato bello dell'innovazione:ad occhi ignoranti sembra solo e sempre COSA SBAGLIATA.Ma la storia è cosi..bisogna far si che commenti subdoli scivolino come acqua sporca.Io credo che l'innovazione deve per sua ragione essere RADICALE ed è bello cosi.