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domenica 27 maggio 2007

Che dire di ieri… davvero una giornata interessante, nuovi strumenti per vedere, sentire e declinare l’architettura. Trovo davvero efficace questa modalità di leggere le opere attraverso parole chiave che siano esse verbi, sostantivi o aggettivi. Certo è che l’agire può risultare più prossimo a chi impone delle trasformazioni.

Nel tornare a casa mi sono interrogato su alcuni verbi rispetto ai quali avevo trovato in principio qualche difficoltà, rispetto ad altri avrei proposto letture più lontane dal mero significato, altri non so, mi hanno fatto presagire mondi poi non svelati.

Parliamo dei mondi non svelati: zuccherare… zuccherare… cosa penserei io… Willy Wonka, umpalumpa, dolci siciliani, raffinatezze barocche, interni bianchi stellati, erme serafino tutte da leccare, una mucca di zucchero che mordicchiavo da bambino… e poi mirabolanti colori caramella, mosaici dolci e colonne croccanti, sanpietrini di carbone dolce, finestre di marzapane, capitelli glassati consunti dal tempo, cupole meringate, gli sposi della torta nuziale e fiori di stucco stillanti miele, spirali di acanto luccicanti, statue ricoperte da soffice zucchero a velo… mostre di fontane al cioccolato… ecco cosa per me vuol dire zucchero…cosa vuol dire per me immaginare di zuccherare il mondo.

Ho scoperto invece che zuccherare vuol dire edulcorare, mitigare.. o digerire o meglio per rallegrare la cosa Marypoppinzare in modo deteriore il mondo, al ritmo della colonna sonora del film più amato dagli adoratori delle caramelle: “Con un poco d zucchero la pillola va giù, la pillola va giù, la pillola va giù… tutto brillerà di più!” Ma come dire... abbiamo filtri diversi per cogliere il mondo e metto da parte questo ulteriore strumento… forse lo dimentico per un po’ e me ne riapproprierò quando ci sarà un grossa crisi e come nella moda ritornerà in voga l’eclettismo.

Un altro verbo che mi ha interessato e la cui lettura è stata appropriata e in parte nel finale svelata in pieno è Reiterare che vuol dire ripetere. Ma se scomponessimo il verbo in RE=ripetere ed Iter=percorso bè pur stando nell’ambito di quello che qualcuno potrebbe definire il mondo delle “pippe mentali” potrebbe significare ripetere + volte lo stesso percorso. Il percorso è sempre lo stesso ma l’esito diverso, emozioni sensazioni modalità di percorrerlo sempre nuove, bagagli esperenziali esponenziali. E, nel continuo ritorno alla sorgente, riscoprire nuovi modi per concepire il progetto-percorso. E poi trascendere… “Trascende ogni mi controllo diceva Il Visconte di Valmont a Madame de Tourvel, in "Le relazioni pericolose" ecco trascendere dopo un primo sbandamento mi è sembrato appropriato e interessante come metro… ma solo dopo una discesa dal mondo Iperuraneo di cui sopra, e la lettura fedele del vocabolario, altrimenti sarei rimasto ingabbiato in problematiche deontologiche da sfinimento. E ancora coreografare perché Bramante e non il Raffaello della Villa Madama? Il Raffaello delle percezioni differenziate per ambienti diversi, la partitura emozionale che si dispiega nel percorso come fossero parti diverse di uno spettacolo complesso. O i corpi che cubici, ortogonali, fendono la scena nei balletti di Martha Graham. Accogliere… introflessioni ed estroflessioni barocche, portici che accolgono ed invitano, pronai che curvilinei partecipano l’esterno dell’interno, angoli che si smussano, giochi sottili che accolgono e trasportano l’occhio e la mente in virtuosismi e dettagli mirabolanti.

Ovviamente parlando di verbi ha vinto l’unica presentazione che non ne conteneva nel titolo alcuno… strani casi della vita, ma il” cinegialloracconto” e alcune architetture mostrate hanno davvero appassionato per 15 minuti intessendo una trama fitta il cui finale mi ha davvero fatto brillare un lampo negli occhi, un grande applauso a questo modo di narrare l’architettura.

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