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martedì 28 aprile 2009

Stanze Ribelli. Immaginando lo spazio hacker


Stanze ribelli


Stanze Ribelli, di Levi e Schachter, racconta di un atteggiamento, quello hacker, trasposto all’architettura. Per noi comuni utilizzatori di sistemi informatici, sicuramente la parola hacker evoca pericolosi fantasmi, in realtà i cracker, ma scopriremo grazie alla lettura del libro che l’aspetto che pervade questa figura non è quello di antitesi verso la società, intesa come consesso di uomini, ma contro quella che è la società del profitto e dell’alienazione, che vede nell’atteggiamento passivamente recettivo di tutta una serie di messaggi provenienti dal mercato globale, una perdita immane di risorse e di creatività. L’hacker nutre un profondo interesse per le dinamiche sociali e si muove tra le pieghe lasciate libere dal mercato del profitto nell’ordine di creare maggior benessere e consapevolezza, lontano però da logiche consumistiche di mainstream; tutto questo giocato nella logica del divertimento e del gioco. L’architettura vista in quest’ottica è una fare sociale, qualcosa che avvicina gli uomini, rendendoli partecipi di un processo che tende a migliorare le proprie condizioni di vita, benessere e salute. L’operare in reti, a sciame, diviene la base di questa dinamica speculativa, la metafora del gruppo di ciclisti chiarisce bene l’orizzonte in cui ci muoviamo. Il percorso del racconto si snoda individuando nel segno delle avanguardie artistiche del novecento, una serie di esperienze e di modi di guardare all’arte e all’architetture prossime ad esso. Un percorso interessante che muovendosi dai Futuristi, i quali individuavano nelle possibilità nascoste della tecnologia, usata dalla società in maniera deterministica, il loro divertimento; passando per il Bauhaus, dove il gioco ed il divertimento erano alla base del progettare: una modalità di approccio appassionato dalla progettazione, che seguiva l’oggetto dalla sua genesi fino alla messa in produzione. Se si volesse trovare un neo a questo atteggiamento è di sicuro l’anonimato in cui squadre di progettisti valenti lavoravano senza visibilità alcuna. L’operare libero, fragile e piacevole del Bauhaus cessò nel 1933 con la sua chiusura. Questi aggettivi la relazionano all’esperienza editoriale del movimento Letterista di cui Debord fu uno dei protagonisti, con il suo libro Memoires, disegni, scritti di altri autori riassemblati in maniera creativa, avvolti in carta vetrata: un libro, che alcuni, definirono “creato per distruggere gli altri libri”, l’autore lo definì invece come “atto d’amore avvolto in carta vetrata”, una esperienza del libro che ognuno poteva vivere ed interpretare soggettivamente e creativamente. La Yale School of Architecture diretta da Roudolph, propose un percorso innovativo per gli studenti, creando una forte dinamica di scambio tra studenti facoltà ed edificio che definì cross pollination. L’architetto Hejduk apportò una grossa novità in questo tipo di approccio all’architettura, il concepire l’architettura come processo collettivo, arricchito nel suo dispiegarsi perfino da apporti casuali. Gli hacker hanno cercato attraverso dimensioni divertenti, giocose e creative di comunicare le idee alla base del loro agire, che per lo più sono divenute manifeste attraverso interventi fisici. Movimenti come i TOOOL, Fronte di liberazione dei cartelloni, Surveillance Camera Players, Radio Libera, sli stessi skaters, hanno manifestato il loro modo alternativo di guardare alla realtà, le crisi che alcuni sistemi potevano arrecare se usati in maniera non conforme. Sicuramente l’aspetto più interessante del libro è quello che apre uno sguardo ricco di proposte su alcune ricerche attuali che permeano più strati della società, dai committenti agli studenti fino ai professionisti che si muovono in campi creativi come la progettazione di nuovi quartieri ecocompatibili, case low cost, rivitalizzazione di interi brani città abbandonate. Queste esperienze vengono svolte in Laboratori, sul campo e divulgate nei festival. La lettura di questo libro è inestimabile per chi volesse essere partecipe di ciò che si muove nelle pieghe della società attuale, che guarda verso un futuro liberato dai soli interessi economici ed aperto ad abbracciare l’utopia del benessere generalizzato; benessere reificato dalle proposte di uno sciame creativo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie